Collaboro con Image Consult e Laowa ormai da diversi anni e più
precisamente dall’introduzione di un paio delle loro prime ottiche: il 60mm
macro 2:1 e il 15mm shift macro 1:1. Due ottiche con qualche difetto di
gioventù ma veramente innovative.
Da allora non ho più smesso di seguire questo brand che ha costantemente
migliorato i suoi prodotti facendo dell’originalità delle sue ottiche il punto
di forza del suo successo.
L’ultima ottica che ho ricevuto in prova è il Laowa FF 14mm f4.0 Zero Distortion
C&D-Dreamer, un ultra-grandangolare full frame da 115° di angolo di campo
diagonale dedicato al mondo reflex.
Laowa non ha trascurato gli affezionati di
questi sistemi nonostante il mercato si stia indirizzando al mondo mirrorless. È
disponibile sia con attacco Canon EF che per Nikon F. Per i possessori di
mirrorless può essere tranquillamente utilizzata con gli adattatori come ho
provato io stesso con il sistema Z di Nikon.
L’ottica è completamente manuale
nella versione per Nikon mentre per Canon ha la CPU per impostare il diaframma
dal corpo macchina e per riportare i dati EXIF. Con le Nikon quindi meglio
impostare il tipo di ottica dal menù “Obiettivo senza CPU” per riportare i dati
di scatto corretti sia in fase di scatto che negli EXIF.
Il peso è di 320g, è
piuttosto compatta per essere un 14mm e la costruzione è di elevata qualità. I
materiali sono tutti metallici, paraluce incluso. Solo tappo frontale e
posteriore sono in plastica. È stato chiamato C&D-Dreamer per l’assenza
quasi completa di distorsioni e aberrazioni. Anche la nitidezza dal centro ai
bordi è molto elevata.
La lente è curata in ogni punto di vista a partire dalla
confezione. L’interno di questa è riempito con gommapiuma con la sagomatura
della lente per una massima protezione.
L’apertura va da f/4 a f/22. La
distanza minima di messa a fuoco minima è di 0.14 cm con un rapporto di
riproduzione massimo 0.3X. L’ottica è quindi particolarmente adatta per
riprendere soggetti a distanza molto ravvicinata e per la macro ambientata.
Il
focus breathing, cioè il cambio di angolo di campo inquadrato con il cambio di
messa a fuoco è minimo fino a 0.27 cm e comincia ad essere più marcato solo
sotto a questa distanza. Si può notare quindi solo tra 0.14cm e 0.27cm.
L’ottica è quindi ottima per i videomaker e per gli amanti dei focus stacking.
Lo schema ottico è composto da 13 elementi in 8 gruppo e comprende due lenti ED
e due asferiche. Il diaframma è a 5 lamelle e produce una bella stella a 10
punte sui punti luminosi già a partire da f/5.6.
Molto interessante anche la
dimensione della filettatura per i filtri di solo 67mm.
Sul barilotto
dell’ottica sono presenti: la ghiera di selezione dei diaframmi con il click
tra un diaframma e l’altro; la fluida ghiera di messa a fuoco ed una insolita
terza ghiera che consente di calibrare la posizione dell’infinito.
Una funzione
molto utile per ottenere la posizione di infinito precisa alla fine
dell’escursione della ghiera di messa a fuoco. La luminosità massima è f/4
quindi non è l’ideale per la fotografia notturna, ma con macchine recenti come
con la D850 e la Z6II su cui l’ho testata è stata in grado di produrre ottime
immagini anche astronomiche.
Alla fine rispetto ad un più luminoso f/2.8 dovrò solo raddoppiare gli ISO per
avere la stessa luminosità. Ho scattato quindi diverse foto alla Via Lattea e
al cielo stellato utilizzando ISO3200 rispetto a ISO1600.
Visto comunque
l’ottimo comportamento a tutta apertura le immagini prodotte mi sono piaciute
anche in un campo fuori dalla sua “comfort zone”. Questa dà il suo meglio con
il paesaggio diurno e l’architettura, ma come dicevo prima non disdegna nemmeno
la macro.
Ho utilizzato l’ottica negli ultimi 15 giorni e mi sono trovato
sempre molto bene anche in situazioni molto difficili come la fotografia di
paesaggio notturno con le lucciole. Ho scattato parecchie foto di architettura
sia in luce diurna che al tramonto ed ho trovato davvero ottima l’assenza di
distorsione. La ridottissima distanza minima di messa a fuoco consente di fare
inquadrature molto originali sfruttando oggetti in primissimo piano.
Di negativo ho trovato una resistenza ai flare prodotti nei controluce
inferiore rispetto ad altre ottiche anche della stessa Laowa. Il paraluce inoltre
non può essere montato al contrario quando si ripone la lente nello zaino e un
po’ di vignettatura quando si utilizzano filtri non slim.
Ottica per me promossa a pieni visto anche il prezzo al pubblico di €499+IVA.
La foto che ho scelto tra le varie che ho scattato con questo obiettivo è una
notturna scattata al Castello di Torrechiara in provincia di Parma in una calda
serata di giugno. Nonostante il molti credano che un’ottica f/4 non sia
abbastanza luminosa per una notturna in realtà si può tranquillamente
utilizzare semplicemente allungando il tempo o alzando gli ISO di uno stop.
Sono stato molte volte a scattare foto alle lucciole ma quest’anno ne ho
trovate davvero tante. Queste dopo il crepuscolo hanno iniziato a rischiarare
il sentiero che dai campi conduce al castello. Ero da solo con la mia
fotocamera a scattare in mezzo al silenzio e allo scintillio di migliaia di
lucciole. Questa circostanza mi catapultato in una situazione davvero magica e
quasi surreale.
Come rappresentare al meglio questa emozione e questa magia? La
cosa più semplice, come avevo già fatto in altre situazioni, sarebbe stato
quello di fare una lunga o lunghissima esposizione, in genere con il diaframma
a tutta apertura, per catturare un numero molto elevato di lucciole. Queste nei
loro tragitti volano lampeggiano creando piccole scie di luce che vengono
moltiplicate durante l’esposizione grazie ai loro spostamenti.
Quindi più si
sta a scattare e più lucciole verranno catturate. Il problema è che in questa
situazione facendo un’unica esposizione, ad esempio di 20 minuti, il castello
che è illuminato con dei fari sarebbe completamente bruciato e avrebbe creato al
centro del fotogramma un alone di luce irrecuperabile anche in post produzione.
Ho preferito così fare una serie di una quarantina di esposizioni da circa 30
secondi ciascuna.
Per unirle ho semplicemente usato il programma Starstax,
programma freeware, che è lo stesso che uso per gli startrail. Infine sul campo
ho realizzato un bracketing di esposizioni per recuperare tutte le luci e le
ombre della scena. Il passaggio finale in post produzione è stato quello di
unire l’HDR, creato grazie al brackenting, con la foto delle scie delle
lucciole montata da Starstax. Potevo
fare un maggior numero di esposizioni per aumentare il numero di lucciole e
ottenere delle scie stellari più lunghe. Ma dopo una mezz’ora di buio è uscita
la Luna, quasi piena, che avrebbe creato troppo contrasto e reso la luce delle
lucciole meno visibile.
Alberto Ghizzi Panizza è un fotografo professionista, Global Ambassador Laowa, testimonial Nikon Europa, Nikon School Master ed ESO Photo Ambassador.
Nato a Parma nel 1975, ha ereditato la vena artistica dal nonno pittore
naives e dal padre fotografo amatoriale. Fin da bambino disegna e dipinge
avvicinandosi alla fotografia a pellicola già in gioventù. Grandissimo
appassionato di tecnologia e computer è un precursore della fotografia
digitale.
Quello che nasce come un semplice hobby
cresce negli anni successivi diventando un punto cardine della sua vita.
Ha ricevuto più di cinquanta premi nazionali ed internazionali e realizza costantemente workshop, corsi, mostre e conferenze in tutto il mondo.
Riconosciuto come uno dei migliori fotografi italiani realizza corsi e workshop sia collettivi che individuali. È docente per la Nikon School e per Digital Camera School. Collabora con svariate agenzie fotografiche internazionali; pubblica foto e articoli su numerose testate italiane ed estere sia per il web che cartacee.